Napoleone III aveva fatto grandi cose in Francia, negli anni 60 del 1800. La repubblica si trasformò nuovamente in uno stato accentrato e autorevole. Così l'imperatore risistemò i conti pubblici, risollevò e rafforzò l'economia. Sotto il suo regno ci fu uno svilppo mai visto prima. La cultura e le arti si diffondevano. Proprio ammirando l'opulenza di Parigi, il maggiore centro culturale dell'epoca, fu coniato l'appellativo bélle èpoque, simbolo tutt'oggi di sviluppo e progresso.
Ma al di là del Reno una terribile minaccia si opponeva alla potenza della Francia. Infatti la Confederazione tedesca si era raccolta attorno alla figura di un grosso esponente della nobiltà terriera prussiana, Guglielmo I. Agli occhi di Napoleone III, la possibile unificazione della Prussia e della Confederazione tedesca avrebbe oscurato la Francia, portandola, forse, anche alla distruzione.
La Francia dichiarò così guerra alla Prussia per sconguirare il pericolo, ma le sue armate furono sconfitte a Sedan, nel 1870. Fu la fine di Napoleone, e la nascita di una nuova repubblica.
Guglielmo di Prussia diventò invece imperatore di Germania: il nuovo, immenso impero, che comprendeva i principati tedeschi e la Prussia stessa, diventò lo stato più potente d'Europa. Fu chiamato Reich e a capo vi fu capo Guglielmo, ora chiamato Kaiser. Egli deteneva il supremo controllo militare e supervisionava la politica estera. Invece per le vicende interne al Reich fu eletto un cancelliere, Otto von Bismarck.
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