Durante la guerra di secessione americana, moltissimi soldati riportavano ferite gravissime. Curarle appropriatamente era di fatto impossibile. Spesso l'unica cura era l'amputazione dell'arto interessato, ammesso che la ferita riguardasse l'arto, altrimenti si era già spacciati. L'unica medicina utilizzata un po' ovunque, durante la guerra tra suddisti e nordisti, era la morfina. Questa potentissima droga era usata per sedare i soldati in preda al dolore e per alleviare le sofferenze di chi invece stava per morire.
Durante il conflitto si ricorse sempre di più a questa soluzione fino a quando non si sviluppò nei pazienti un senso di dipendenza. La morfina diventò così un problema per gli stessi soldati.
In molti, non potendola più consumare, si suicidavano. Si cominciò in questo periodo a studiare i danni collaterali delle droghe, studio che si sarebbe protratto per tutto il Novecento.
I cambiamenti di umore, il ricorso all'alcolismo, l'insonnia e la paronia erano sintomi molto frequenti in questi uomini, e la patologia collegata fu detta "malattia del soldato".
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