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venerdì 12 giugno 2009

Gheddafi a Roma e l'esaltazione del populismo

Come si sa, il leader libico Muammhar Gheddafi è in Italia per una visita di stato. Il suo arrivo ha scatenato molte polemiche: i senatori si rifiutano di riceverlo in Senato, gli studenti della Sapienza si oppongono ad un suo discorso nell'università e in piazza, di fronte a Palazzo Madama, si raccolgono firme per cancellare l'accordo firmato tra Berlusconi e Gheddafi stesso.
Insomma, la sua visita piace poco. Anche perchè il Colonnello ci mette del suo, presentandosi in areoporto con una foto che mostra la resistenza anticoloniale. Inoltre fa un discorso durante il suo colloquio con il presidente della Repubblica, Napolitano, che esalta il modello di governo libico: cioè il puro populismo. Lui e il popolo, nessun altro. Un capo supremo che sa ascoltare le esigenze del popolo e, senza l'ostacolo di partiti e parlamenti, subito sa esaudirle.
Ma se il modello è proprio Gheddafi allora c'è da preoccuparsi: egli non è altro che un dittatore, come molti altri nel mondo. Prese il potere 40 anni fa con un colpo di stato e da allora comanda in maniera assoluta. Spesso non ascolta affatto il suo popolo, anzi lo lascia morire di fame e gli nega molti diritti umani (il rimpatrio coatto dei clandestini in Libia ne è un esempio).
Quindi Gheddafi propone il modello libico all'Italia: un Berlusconi assoluto ci governerà dall'alto (anche se la sua statura è solo 1,5m) e saprà sicuramente esaudire le nostre richieste, tra cui le più pressanti: abolizione delle indagini contro di lui, santificazione della sua figura, legalizzazione della bigamia e successiva depenalizzazione dell'uxoricidio ( solo nel caso in cui la moglie critichi aspramente il marito sui giornali, dicendo che va con le diciottenni).
Se questo è ciò che ci aspetta bisogna avere molta fede nel futuro, e sperare che il presente duri il più possibile.

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