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giovedì 18 giugno 2009

La rivolta iraniana e l'Italia di Berlusconi: i media sono nemici

Le rivolte a Teheran non si placano. I seguaci di Mousavi non si dichiarano sconfitti e attaccano muovamente Ahamadinejad, che ormai sta assumendo dittorialmente il comando dell'Iran. Cortei continuano a sfilare per le strade e non si intravede la fine della protesta, anche perchè il Consiglio dei Guardiani probabilmente non indirà nuove elezioni. Il presidente ultra-conservatore ha subito affermato che i media sono nemici della pace iraniana e si stanno proponendo di stravolgere la legge islamica che regna sovrana.Si moltiplicano i tentativi di censura e il sequestro di macchine da presa e anche di filmati amatoriali. Le immagini che arrivano in occidente sono pochissime e spesso ottenute a rischio della vita. Si è scatenata una vera campagna d'odio nei confronti di stampa, telegiornali e soprattutto internet, che è ciò che più minaccia la sopravvivenza del regime.
Ora, poichè siamo in Iran ed essendo questa una teocrazia, in quanto i capi religiosi sono anche quelli politici, nessuno si stupisce di queste repressioni. Ma se prendiamo ad esempio un paese europeo in cui il capo del governo attacca costantemente media e internet, si potrebbero avanzare dei dubbi sulla democraticità di questo stato. Il problema è che questo stato esiste e si chiama Italia e il suo premier, Berlusconi, non perde tempo per definire ogni mezzo di stampa suo nemico solo perchè fanno il loro dovere, denunciando quello che il Presidente fa e non dovrebbe fare.
Quello che si spera è che, per tenere insabbiato il tutto, non si arrivi al brutto esempio dell'Iran.

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