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Vi consigliamo di visitare il blog in lungo e in largo: i post sono collocati nella parte centrale, mentre ci sono a lato altre funzionalità del blog (ricerca, link consigliati, particolarità di Marco's blogONE) e sotto le curiosità storiche del giorno, le news italiane di otto differenti testate italiane (tra cui La Repubblica, Il Corriere della Sera e la Stampa) e la videoteca, con alcuni filmati di Beppe Grillo.



Buona permanenza,



La Redazione







Al momento attuale, a quale di queste personalità dareste la vostra fiducia?

martedì 30 giugno 2009

Trivia Simpson: quale travestimento utilizza Homer Simpson ad Halloween?

La risposta esatta è barbone (oltre il 60% ha risposto bene). Proprio così: è questo l'abituale travestimento utilizzato da Homer ad Ogni Santi. Lo si vede bene nello special di Halloween in cui Marge sequestra a Bart e Lisa le pile del telecomando per non farli vedere il cartoon sanguioso di Halloween di Grattachecca e Fichetto. Alla fine i due piccoli Simpson utilizzeranno alcune barre di plutonio per sostituirle.
Il sondaggio è stato libero e tutti hanno avuto la possibilità di votare.
Alla prossima

L'abracadabra delle stragi: la scomparsa delle notizie dai tg

L'Italia non è mai in pace. Durante la notte una cisterna piena di GPL è esplosa a Viareggio provocando molti morti e feriti. Le case sono distrutte e la ferrovia praticamente inutilizzabile.
Per chi ha visto i telegiornali (Tg1 ad esempio) questi particolari non sono niente di nuovo: i servizi erano pieni di ogni tipo di dettaglio ed stracolmi di collegamenti con gli inviati sul posto. Tutto questo zelo è encomiabile. Ma per chi ha osservato tutto il telegiornale (guardare non basta a farsi una idea) sarà saltato all'occhio qualcos'altro. E cioè che non si fatta nessuna menzione all'inchiesta di Bari. Quella è sparita. E' invece stata menzionata per alcuni minuti la protesta dei lavoratori Fiat, ma questa era guarnita da un'uscita pubblica del premier che ha dolorosamente constatato ciò che era avvenuto alcune ore prima a Viareggio ed ha attaccato nuovamente la "sinistra" (quale in particolare non l'ha detto) dicendole di essere nemica del Paese e di vergognarsi. Ma forse a vergognarsi dovrebbero essere i tg, e, forse, soprattutto Minzolini, che , da quando è arrivato alla direzione del Tg1, ha fatto redigere pochissimi servizi sull'inchiesta di Bari riguardante Berlusconi e neanche una su quella riguardante l'altra inchiesta barese sugli appalti illeciti nella sanità. "Questi sono casi che scottano, meglio non trattarli" avrà pensato.
Ma dare la colpa solo a Minzolini sarebbe troppo: queste notizie sono sempre state un facile modo per districarsi dai profondi problemi dell'Italia poichè, dando in pasto all'opinione pubblica reportage osceni e ipocriti al solo scopo di incollare il telespettatore di fronte al televisore, lo si imbriglia nelle maglie della notizia fittizia; anzi più che della notizia vera e propria, come sostiene Marco Travaglio, spesso della sola opinione, priva alle volte di alcun significato.
Per chi se ne fosse già dimenticato, tutto ciò era già successo con il terremoto in Abruzzo: i telegiornali erano pieni di ogni genere di servizio sul sisma e la crisi economica, che in quel momento era all'apice della sua gravità, scomparse miracolosamente.

lunedì 29 giugno 2009

La storia in un paragrafo: la breccia di Porta Pia

Lo Stato Italiano era nato il 17 marzo 1861. Garibaldi, grazie alla sua famosa Spedizione dei Mille, era riuscito a conquistare l'Italia del Sud e l'intero Regno delle due Sicilie. A Nord invece le truppe del re erano riuscite a sottrarre agli austriaci anche gli ultimi territori del Lombardo-Veneto.
L'Italia sembra veramente unita, ma mancava ancora un pezzo per creare il vero Stato Italiano. Questo era il Lazio e soprattutto Roma, ancora in mano al potere temporale del papa.
I cattolici francesi, che in precedenza avevano dato man forte alle truppe reali nel conquistare i territori austroungarici, ora si dissociavano da una possibile invasione dello Stato della Chiesa.
Ma per i fautori del nazionalismo italiano quello era un territorio indispensabile, poichè solo Roma poteva al meglio rappresentare la capitale del nuovo Stato.
Non senza ripensamenti, le truppe italiane decisero di attaccare il 20 settembre 1870: da una breccia, scavata in corrispondenza di Porta Pia, entrarono a Roma i bersaglieri a servizio del re Vittorio Emanuele II. Il papa si proclamò subito prigioniero politico del re italiano e, successivamente, con una bolla ufficiale, impedì ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica del nuovo Stato, proprio per proclamare l'ostilità al sovrano che lo aveva privato del suo territorio.
La breccia di Porta Pia segnò la fine del potere temporale del papa per quasi 60 anni, fino a quando Mussolini, nel 1929, firmò i patti Lateranensi, che ridettero al pontefice un limitato controllo territoriale su Roma e dettero agli italiani la possibilità di partecipare attivamente alla politica italiana.
Roma divenne così capitale d'Italia il 1 agosto 1871, prendendo il posto che fu di Torino e Firenze.

sabato 27 giugno 2009

Omaggio a Micheal Jackson (1958-2009)

Sul palco un grande artista, nella vita un uomo solo.

L'editoriale: il Nord Italia che non si appartiene

Nel 2015 a Milano prenderà il via il nuovo Expo, che dovrebbe muovere un giro di affari di 14mld per il solo l'allestimento. Per chiunque sia nel campo dell'edilizia, dell'artigianato o, in generale, dell'imprenditoria è un'occasione da non farsi perdere. Le gare d'appalto sono già cominciate e si prevede che le adesioni per accaparrarsele saranno moltissime. Ma c'è un pericolo dietro l'angolo che fa tremare gli organizzatori: il pericoo di infiltrazioni mafiose all'Expo.
Il tema fu affrontato in una recente puntata di Annozero che vedeva fra gli ospiti il sindaco di Milano, Letizia Moratti, il curatore della Mostra, Lucio Stanca, anche deputato del PDL, e il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. Di Pietro sottolineva la possibilità di infiltrazioni mafiose grazie a sistemi di appalti truccati o a causa di imprenditori delle società appaltate aventi forti legami con gli ambienti malavitosi. I vari servizi mostrati evidenziavano come a Milano la 'ndrangheta fosse molto radicata.
La Moratti era a dir poco inorridita e sgomenta: non si era mai accorta che a Milano ci fosse la mafia. Continuava a ripetere a Santoro che quella mostrata non era la vera Milano, ma era solo una piccola parte che non rispecchiava affatto la totalità economica e sociale della città. Non solo, invocava una nuova puntata riparatoria in cui parlare dei cittadini perbene. Ma questo che vuol dire?Vuol dire ritenere la mafia soltanto un problema del Sud, mentre a Nord è tutto lindo e casto.
La politica si disinteressa e volta la faccia di fronte ai problemi di questo tipo. Ma poi quando gli viene posta sotto gli occhi la cruda verità, la rifiutano categoricamente, dicendo che quella è un'altra città, un'altro paese. Ma come si può essere così miopi di fronte ad un problema così grave? Se la mafia al Sud si è diffusa con il silenzio, anche a Nord farà lo stesso se nessuno farà niente. E, per iniziare, bisognerebbe ammettere che esiste e che si ingrandisce anche al Settentrione. Altrimenti il Nord rispecchierà una società che non le appartiene affatto.

venerdì 26 giugno 2009

Buco nella sanità pugliese: l'inchiesta di Bari di cui nessuno parla

I giornali e i telegiornali in questi giorni stanno parlando della famosa inchiesta di Bari che vede coinvolto Silvio Berlusconi, con l'ipotesi di reato d'induzione alla prostituzione ai danni della signora D'Addario, che per prima ha testimoniato riguardo a questa scabrosa vicenda.
Ma c'è anche un'altra inchiesta della Procura di Bari da cui, successivamente, è partita quella ai danni del manager Tarantini e dello stesso premier. Questa è il filone principale dell'intera vicenda e anzi, senza questo, sarebbe impossibile comprendere come si è arrivati alla storia sopracitata.
L'inchiesta prinicpale afferisce al buco di bilancio nella sanità della Regione Puglia che, secondo le ultime stime, ammonterebbe a 250mln di euro. La DDA di Bari ha cominciato a indagare sull'accaduto per capire come questo deficit, durante il governatorato di Vendola, sia addirittura aumentato (nel 2005 era di 227mln di euro).
Il Dipartimento Distrettuale Antimafia ha subito ipotizzato una serie di appalti truccati legati a Tedesco,l'ex assessore alla sanità pugliese, che avrebbe, secondo gli inquirenti, avvantaggiato nelle gare d'appalto determinate ditte per lo smaltimento dei rifiuti sanitari, tra cui quelle controllate dai suoi figli.
Inoltre la indagini si muovono anche verso un'altra direzione: quello dei pericolosi intrecci tra politica, sia locale che nazionale,mafia e affari, che la DDA ritiene molto concreti.
E tra quesi ipotetici intrecci si rileva proprio quello del manager Tarantini, che fu successivamente seguito e intercettato. E grazie al suo pedinamento si arrivò alla famosa festa a Palazzo Grazioli, che vide come protagonisti anche il premier e la D'Addario; festa da cui sarebbe partita la seconda indagine di cui tanto si parla.
Questa vicenda (direi stranamente) non viene affrontata per niente; se ne trovano accenni solo sui quotidiani locali, naturalmente più inclini a trattare questioni legate al loro territorio.
I giornali nazionali, le televisioni e anche molti siti Internet tacciono, come se fosse meglio che la cosa non si venisse a sapere.
Questo, forse, perchè è molto difficile spiegare come un buco di bilancio sia addirittura aumentato nel corso degli anni nonostante l'aumento delle tasse pugliesi sulla sanità. Invece è molto più semplice raccontare l'ultima delle avventure amorose di Berlusconi, che ormai non ci impressionano più per quante il premier ne abbia fatte. Infatti l'unica ad essere rimasta schifata dalla vicenda è soltanto la Chiesa, che ha recentemente definito la posizione di Berlusconi ormai "indifendibile".

giovedì 25 giugno 2009

La satira dà fastidio: via Crozza da La7

Nessuno si aspettava un evento del genere a La7. Maurizio Crozza non condurrà più il suo varietà Crozza Italia Live. Il perchè di questa decisione rimane a dir poco un mistero: il programma è sempre andato benissimo, mai nessuno si è lamentato della sua satira e, anzi, in molti lo consideravano tra i comici più gentili e delicati della tv, senza ovviamente sminuire la portata di comicità e invettiva nelle varie imitazioni che lo hanno reso famoso (Brunetta, Veltroni, Ahmadinejad, Marzullo in particolare). Non si capisce come un artista così sia stato fatto fuori in pochissimo tempo e senza una spiegazione pluasibile: o meglio la spiegazione c'è stata, ma è stata confusa e generica. A darla il vicepresidente esecutivo di Telecom Italia Media Giovanni Stella:" I programmi si deteriorano e vanno rinnovati". Ma in questo programma segni di deterioramento non se ne erano mai visti: anzi, c'erano sempre stati indici di ascolto molto alti, con addirittura picchi del 3,9% , quando la media del canale è di poco superiore al 3%. Successivamente lo stesso vicepresidente si è corretto dicendo che ci saranno due special a dicembre e poi, forse, una ripresa in primavera. Ma in autunno per Crozza non c'è posto, su questo è stato categorico. Ma chi prenderà il suo posto? Colui che non ti aspetteresti, e cioè l'ex attore di soap opera e ora deputao del PDL Luca Barbareschi, che condurrà con le sue strabilianti conoscenze, un talk show tutto suo! Non ci resta ora che chiederci cosa farà Crozza:"Cosa farò io?Chiedetelo a loro", è stata la malinconica risposta del comico-imitatore.
Ma perchè cacciarlo, ci chiediamo ancora?
La risposta certa non la abbiamo, ma forse può avere a che fare con la possibile cancellazione di Annozero il prossimo anno e quindi con i possibili nuovi allontanamenti dalla televisione di stato di Santoro e Travaglio, può avere a che fare con l'elezione di Minzolini come direttore del Tg1, il quale ha subito dichiarato che l'inchiesta di Bari è tutto gossip e per questo Rai1 non ne parlerà. Forse può avere a che fare con il fatto che la democrazia e l'informazione stanno lasciando sempre di più questo paese.

mercoledì 24 giugno 2009

L'editoriale:"ai tempi di Berlusconi non sapevamo di vivere ai tempi di Berlusconi"

"Ai tempi del fascismo non sapevamo di vivere ai tempi del fascismo". Questa frase, pronunciata da Hans Magnus Enzensberger, riassume profondamente il periodo storico del ventennio fascista. Il regime non faceva trasparire niente: nè una accusa ai suoi danni, nè le repressioni violente che attuava, nè la vera situazione italiana di quel periodo.
Erroneamente si pensa che durante il fascismo la gente fosse stupida e non volesse reagire ad una dittatura che stava portando l'Italia verso la catastrofe della guerra. Il fatto è che non si sapeva niente di quello che accadeva. La magistatura era messa a tacere nel momento in cui le indagini andavano a toccare gerarchi di Mussolini, i giornali erano controllati molto strettamente dal regime e i capi redazione erano dei fascisti convinti. Il Parlamento era pienamente controllato da loro e qualsiasi orazione contro il regime era duramente criticata e repressa (il caso Matteotti parla da solo). Non solo: Mussolini affermava l'esistenza di complotti ai suoi danni orditi da forze eversive che volevano eliminarlo e in questo modo giustificava terrificanti atti di violenza compiute dalle camicie nere.
Fino a qui, è tutto normale. Mi potreste chiedere: perchè affrontare un tema tanto dibattuto?
Perchè, riguardando la situazione odierna, poco è cambiato: i giornali e le televisioni sono nelle mani di una unica persona, che è anche capo del Governo, che è anche padrone di molte aziende private; in Parlamento la solida maggioranza del Governo fa in modo che molte leggi vergogna passino in Parlamento, e di queste i giornali non parlano, perchè il padrone non vuole; la magistatura viene puntualmente screditata, e le inchieste ai suoi danni vengono fatte passare come progetti eversivi dei comunisti (anche se tra i migliori amici di Berlusconi si ricorda un certo Putin, comunista convinto ed ex comandante del KGB, i servizi di spionaggio sovietici).
Ora, voglio dire che questo non vuole essere un articolo chiaramente contro Berlusconi (al suo posto ci potrebbe essere chiunque: D'Alema, Fassino, Fini e tanti altri di cui non sospettiamo nemmeno l'esistenza) ma solo un monito agli italiani a non fare gli stessi errori del passato, affinchè un giorno non ci troviamo a dire :" Ai tempi di Berlusconi non sapevo di vivere ai tempi di Belusconi".

martedì 23 giugno 2009

Trivia Simpsons: dove vive la scimmia radioattiva liberata da Homer?

Questa settimana i votanti hanno scelto bene la risposta: infatti su 18 votanti, il 50% ha dichiarato che la scimmia radioattiva liberata da Homer vive nella casa di Ned Flanders. Infatti è proprio in casa sua che Homer libera l'animale, come Fladers stesso confessa in una denuncia segreta alla polizia. Il 22% ha detto che la suddetta scimmia vive nella casa di Homer stesso, il 16% ha invece detto che vive nella taverna di Boe. Infine l'11% ha detto che la scimmia dimora nella scuola elementare di Springfield.
Il sondaggio è stato libero e tutti hanno avuto la possibilità di votare.
Alla prossima.

Amministartive e comunali: tiene il PD nelle città, il PDL rosicchia ancora qualche provincia

Con le elezioni amministrative si è visto un ulteriore passo avanti del PDL che strappa nuove provincie al PD. Il caso più ecclatante è quello di Milano dove il presidente uscente Penati, del Centrosinistra, perde di appena lo 0,4% nei confronti del suo sfidante Guido Potestà, ora nuovo presidente di Provincia. Per le altre provincie, Zaccariotto del PDL vince alla Provincia di Venezia con il 51,8% rispetto allo sfidante Zoggia del Centrosinistra che si ferma al 48,1%. Altra vittoria del Centrodestra alla Provincia di Lecce, dove Gabellone vince con il 51,1 % rispetto alla sfidante Capone, che si ferma al 48,9 %. Ma c'è anche la riconferma del Centrosinistra a Torino con Saitta (57,4%).
Nei comuni invece tiene il PD, che si riconferma anche e soprattutto nelle grandi città.
A Bologna il sindaco uscente Delbono viene rieletto con il 60,7%, mentre lo sfidante Cazzola si ferma al 39,7%. Stesso copione a Padova, dove vince Zanonato con il 52,0% e sconfigge Marin, fermo al 48,0%. Vittoria ancora più netta a Bari dove si riconferma l'uscente Emiliano, che si impone con il 59,7 %, e sconfigge Di Cangno Abbrescia fermo al 40,3 %. Infine il Centrosinistra vince anche a Firenze dove Renzi si impone con il 60%, sconfiggendo Giovanni Galli, ex portiere di Fiorentina, Milan e Nazionale, molto caro a Berlusconi, che non oltrepassa il 40%.
Insomma nelle provincie si è vista in 4 anni una strepitosa rimonta del PDL, probabilmente avvantaggiata dalla poca coesione dell'opposizione nazionale. Nelle città invece il vento riformista del Centrosinistra continua a soffiare, grazie soprattutto alle buone cose fatte dai rispettivi sindaci in questi ultimi 5 anni di governo.

Referendum: nessuna sorpresa, niente quorum

I tre referendum del 21 e 22 giugno si sono conclusi come nelle aspettative: l'affluenza è stata bassissima, con poco più del 23%, e il quorum non è stato raggiunto.
Si può quindi dire che i tre quesiti non hanno molto entusiasmato gli elettori: solo per i terzo, quello concernente all'abolizione delle candidature multiple, si è vista una affluenza leggermente superiore, ma si parla di poche migliaia di voti.
La legge elettorale voluta nel 2005 dall'allora ministro Calderoli rimane, quindi, ancora in vigore.
Il Comitato per il Si ha subito dichiarato, con Mario Segni e Giovanni Guzzetta, la loro amarezza per l'esito del voto, ma ha anche aggiunto che in un referendum non ci possono essere nè vincitori nè sconfitti, perchè non è un test politico dipendente dalle direttive dei partiti, ma solo un esempio di libera espressione popolare.
Di altro avviso sono invece la Lega Nord e l'UDC che rivendicano come una vittoria il mancato quorum al referendum e lo definiscono figlio della loro politica tra la gente e della volontà da parte del popolo di non accettare il bipartitismo.
L'IDV plaude al voto degli italiani ma si aspetta che adesso il Parlamento riformi la legge elettorale e, secondo Di Pietro, lo può fare, vista la forte maggioranza in aula del governo Berlusconi.
Il PD e PDL, i due grandi partiti, non si dichiarano nè vinti nè vincitori, ma affermano di rispettare profondamente l'esito di queste elezioni.
E proprio i loro esponenti di partito cominciano a parlare di riforma del Comitato Referendario che, a loro parere, dovrebbe raccogliere più firme per sottoporre una legge alla consultazione popolare. Inoltre è stata avanzata anche l'idea di eliminare il quorum, ritenuto ormai insostenibile, visto che l'affluenza alle urne dal dopoguerra a oggi si è abbassata del 60-70%.

lunedì 22 giugno 2009

Confederations Cup: le mummie siamo noi

L'Italia esce veramente male dalla Confederations Cup 2009 in Sud Africa. La nazionale di Lippi viene battuta con un secco e umiliante 3-0 dal Brasile di Carlos Dunga.
L'inizio non è dei migliori: l'Italia è sempre rintanata nella sua metà campo e i verdeoro fanno la partita. Al 37' Luis Fabiano, ex pallino dell'Inter, inganna la difesa e buca Buffon. Lo show si ripete al 43' ancora con Luis Fabiano che infila di nuovo l'estremo difensore azzurro. A completare il tutto arriva un goffo autogol di Dossena alla fine del primo tempo.
Il secondo non vede grandi sussulti: l'Italia cerca di impensierire la Seleçao, ma niente cambia.
Il risultato finale dimostra il gioco vergognoso esposto dalla squadra di Lippi.
Ma come è possibile che la squadra campione del mondo si sia ridotta ad un gregge di pecore?
Questo è inspiegabile, ma sicuramente è un malessere che dura dalla panchina azzurra di Donadoni e l'arrivo di Lippi non ha assolutamente migliorato le cose.
Toni è irriconoscibile, non segna e non si muove in campo: sembra troppo pesante per gli schemi di gioco italiani. Chiellini, in questa Confederations Cup, è stato scandaloso, con errori da ragazzino che hanno aperto la strada a molti dei gol segnati all'Italia. Inoltre Giuseppe Rossi, che ha segnato due dei tre gol italiani nel torneo, è sempre partito dalla panchina, nel momento in cui la partita era già compromessa. Santon, forse l'unico terzino italiano con caratteristiche simili a Maicon, non è mai stato utilizzato.
E Lippi continua ad affidarsi ai vecchi perchè dice :"hanno esperienza". Certo hanno esperienza, ma se giocassero anche a calcio sarebbe molto meglio.
Le mummie siamo noi e questa volta siamo rimasti nelle bende.

domenica 21 giugno 2009

Le rivolte continuano: Teheran è sotto assedio

Le nostre peggiori paure si sono avverate. I sostenitori di Mousavi si sono dati ad atti di ribellione violenta, attaccando la polizia e incendiando diversi palazzi, tra i quali spicca il quartier generale di Ahmadinejad e il Mausoleo di Khomeini. La tensione si taglia col coltello e gli scontri tra manifestanti e forza dell'ordine si moltiplicano. A niente è servito il messaggio di Khamenei, massima istituzione iraniana, che aveva fermamente condannato i cortei di protesta e aveva ordinato di ritornare alla normalità. Anzi, dalla diffusione del suo appello, la situazione sembra addirittura peggiorare di ora in ora. Si mormora che i morti siano più di 150. Lo stesso Mousavi, rincarando la dose, afferma di essere pronto al martirio e proclama di non aver assolutamente paura delle ritorsioni. Lui vuole subito che si indicano nuove elezioni. In questo modo disdegna l'offerta fatta dal Consiglio dei Guardiani: il riconteggio del solo 10% delle schede, scelte a caso. Per il candidato riformista è solo un'ulteriore modo per effettuare brogli, che peraltro lui afferma essere cominciati prima delle elezioni, broglipreparati con mesi di anticipo. Certo è che il sostegno diretto di Mousavi ai suoi seguaci ha dato a questi una carica che Ahmadinejad non aveva previsto: il mondo tutto (quanto meno in buona parte) si sta schierando contro quello che appare ormai un regime islamico. Ahmadinejad è un nuovo dittatore agli occhi dei paesi Europei e degli Stati Uniti.
Infatti, al momento della presunta rielezione, nessun capo di stato si è congratulato con lui. Solo Medieved lo ha fatto, scegliendosi così un pericoloso alleato.

venerdì 19 giugno 2009

E Khamenei disse: ha vinto Ahmadinejad

Le notizie dell'ultim'ora riportano una news sconvolgente: Khamenei ha dichiarato valido il voto iraniano del 12 giugno. Si era pensato che il consiglio dei Guardiani avrebbe quanto meno ricontato le schede per verificarne l'esito, ma non è stato così. Khamenei, difensore della legge islamica in Iran, ha infatti dichiarato il voto legittimo e non manipolato. Inoltre, come Ahmadinejad, ha subito puntato il dito contro l'Occidente, colpevole, a suo giudizio, di aver minacciato la solidità e l'integrità dello stato iraniano.
E' probabile che anch' egli abbia ceduto alle pressioni del neo-eletto presidente o che forse fosse già d'accordo con lui per riassegnarli la vittoria. Una cosa è sicura: le proteste di questi giorni sono state prese in pochissima considerazione. Anche se il clima si è arrovenato, non sembra che lo scontento abbia pesato più di tanto nel parere di legittimità di queste elezioni. Sembra inoltre che lo stato iraniano tenga in poco conto l'eco delle proteste nel mondo,non temendo affatto ripercussioni nei rapporti con gli altri paesi.
Ora bisognerà solo stare attenti a come le proteste dei giorni scorsi continueranno prossimamente: se ancora in maniera pacifica, oppure in una forma molto più violenta e sanguinosa.
Ai posteri l'ardua sentenza ( Alessandro Manzoni, Il Cinque Maggio).

giovedì 18 giugno 2009

La rivolta iraniana e l'Italia di Berlusconi: i media sono nemici

Le rivolte a Teheran non si placano. I seguaci di Mousavi non si dichiarano sconfitti e attaccano muovamente Ahamadinejad, che ormai sta assumendo dittorialmente il comando dell'Iran. Cortei continuano a sfilare per le strade e non si intravede la fine della protesta, anche perchè il Consiglio dei Guardiani probabilmente non indirà nuove elezioni. Il presidente ultra-conservatore ha subito affermato che i media sono nemici della pace iraniana e si stanno proponendo di stravolgere la legge islamica che regna sovrana.Si moltiplicano i tentativi di censura e il sequestro di macchine da presa e anche di filmati amatoriali. Le immagini che arrivano in occidente sono pochissime e spesso ottenute a rischio della vita. Si è scatenata una vera campagna d'odio nei confronti di stampa, telegiornali e soprattutto internet, che è ciò che più minaccia la sopravvivenza del regime.
Ora, poichè siamo in Iran ed essendo questa una teocrazia, in quanto i capi religiosi sono anche quelli politici, nessuno si stupisce di queste repressioni. Ma se prendiamo ad esempio un paese europeo in cui il capo del governo attacca costantemente media e internet, si potrebbero avanzare dei dubbi sulla democraticità di questo stato. Il problema è che questo stato esiste e si chiama Italia e il suo premier, Berlusconi, non perde tempo per definire ogni mezzo di stampa suo nemico solo perchè fanno il loro dovere, denunciando quello che il Presidente fa e non dovrebbe fare.
Quello che si spera è che, per tenere insabbiato il tutto, non si arrivi al brutto esempio dell'Iran.

mercoledì 17 giugno 2009

L'editoriale: D'Alema, Berlusconi e l'auto-golpe

Ovviamente avrete tutti sentito recentemente parlare Massimo D'Alema riguardo a presunte scosse che avrebbero minato l'integrità del centrodestra. Ma ci si chiede: se la maggioranza è solida, se il governo è pienamente nelle mani del premier e se Berlusconi gode di molta fiducia da parte degli elettori, come è possibile che si arrivi alla crisi di governo?
Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga così rispondeva nel 2008 a chi gli chiedeva quanta stabilità avesse il governo, allora appena insediato:" Direi che Berlusconi durerà quattro mesi. Lo schieramento avversario ha visto in lui, nella persona di Silvio, il punto debole: e lo martella da ogni parte, con i giudici, con il gossip, con qualsiasi mezzo". Ma Cossiga afferma peraltro che Berlusconi è inviso a "...il Tg1, il Tg3, La7 e perfino a Sky!..." e inoltre a"... le grandi banche da Intesa-San Paolo a Unicredit".
Quindi le scosse di cui D'Alema parla esistono, ma perchè non hanno distrutto il governo? Semplice! Perchè questi pericoli non riusciranno mai, per quanto coalizzati, a distruggere Berlusconi. La stampa ha poca libertà, i pm sono meno forti e sono pressati da pesanti polemiche da parte del governo stesso e le banche hanno perso potere a causa della crisi economica. Insomma niente può distruggere il premier, o quasi.
L'unico vero pericolo, come lo chiama anche "ItaliaOggi", è l'auto-golpe e cioè la possibilità che, con le sue prese di posizione su giudici, giornali e televisioni, lui perda la presa sull'elettorato. Quindi a far cadere Berlusconi sarà Berlusconi stesso, nessun altro. Ciò che farà la differenza sarà come governerà, non i processi ai suoi danni o gli scandali sessuali.
Alla fine agli italiani importa solo degli italiani.
Siamo diversi da quegli strani inglesi, francesi e americani che si dimettono per aver appena gonfiato il bilancio ministeriale.

martedì 16 giugno 2009

Trivia Simspons: quale componente della famiglia viene sempre chiamato con il suo nome intero?

La risposta alla Trivia di questa settimana è Lisa Simpson. A ben vedere tutti gli altri personaggi vengono chiamati o con diminutivi o con uno solo dei loro nomi, quindi non con il loro nome per intero. Infatti il nome intero di Homer è Homer Jay, quello di Marge è Magiorette, quello di Bart è Bartolomius Jojo e quello di Maggie è Margaret. Solo quello di Lisa invece non ne ha altri e non è un diminutivo. A dare la risposta giusta è stato solo il 25%, mentre il 33% ha votato per Homer.
Il sondaggio è stato libero e tutti hanno potuto votare.
Alla prossima

Referendum: no di Pannella e dei radicali

Alla fine anche i radicali si sono schierati con il no. Il referendum, a loro parere, è persino più dannoso della stessa legge elettorale e porterà alla distruzione dei partiti minori. Pannella, in un confronto televisivo, ha replicato a Guzzetta, fermo sostenitore del si, spiegando le sue ragioni. Guzzetta motivava la sua scelta affermando che il referendum avrebbe portato ad un bipartitismo essenziale per l'Italia. A suo parere non è più possibile costituire coalizioni enormi in cui i piccoli partiti decidono la sopravviveza del governo: questo non è normale. E il referendum tocca proprio questi punti essenziali che dovrebbero essere modificati con il si di tutti.
Ma d'altro lato Pannella spiega il suo no ai tre quesiti. Fermo sostenitore dell' antipartitismo, ribadisce il suo giudizio negativo affermando che non vengono toccati affatto i punti importanti, e anche orribili, della legge elettorale. Per lui questo è solo un modo per rafforzare il regime partitocratico che opprime l'Italia. Anzi, intravede una possibile deriva monopartitica, con una alleanza segreta tra PD e PDL.
Inoltre il sitema bipartitico italiano diventerebbe antidemocrtico, in quanto non si va assolutamente nè ad eleggere i capo del governo (le nostre infatti non sono elezioni presidenziali come quelle americane e francesi) nè i membri del parlamento, che vengono decisi dai membri del partito stesso. A questo punto, egli dice, è possibile ogni imbroglio.
Pannella quindi afferma che il si al referendum sarebbe l'approvazione di questo regime, a suo parere, intollerabile. E infatti a chi gli chiede come siano stati, dal suo punto di vista, questi 60 anni di partitocrazia, lui risponde:" 'Na favola".

lunedì 15 giugno 2009

La storia in un paragrafo: la Guerra Fredda

La seconda guerra mondiale era appena finita. Dalla conferenza di Yalta si delineò immediatamente lo scenario post-bellico: con la sconfitta di Hitler e del suo Terzo Reich, il potere e la supremazia mondiale passavano nelle mani di USA e URSS. Dopo pochi anni le due potenze erano contrapposte da ogni punto di vista: gli Stati Uniti erano liberali, religiosi e in un fortissimo boom economico. Non a caso arrivavano in America migliaia di immigrati in cerca di lavoro. L'URSS invece era in un ferreo regime social-comunista, l'ateismo veniva imposto dal governo di Mosca ed erano fortemete represse libertà di parola e di associazione politica. Queste due nazioni crebbero fino ad influenzare fortemente gli altri stati del pianeta. Vennero così firmati due "patti": quello "Atlantitico", che alleò la maggior parte dell'Europa occidentale con Washington, e il patto "di Varsavia", che invece legava tutta l'Europa dell'Est e alcuni stati asiatici all'URSS.
Fortissime tensioni scuotevano i due blocchi: si credeva che una nuova guerra sarebbe scoppiata da un momento all'altro. Questo non avvenne, ma cominciò i tentativi di supremazia di una potenza sull'altra, da ogni punto di vista: corsa agli armamenti, conquista dello spazio, con conseguenti spedizioni spaziali, oltre all'antagonismo psicologico e persino sportivo. Era la cosiddetta "Guerra fredda", come fu chiamata dal giornalista americano Walter Lippmann.
Negli anni che vanno dal 1947 fino al 1989 ( con la caduta del muro di Berlino) l'Europa e l'intero mondo vissero in un'ansia perpetua, che raggiunse picchi elevatissimi quando gli USA cercarono di disarmare forzatamente Cuba e quando intervennero militarmente in Vietnam.

sabato 13 giugno 2009

Voto Iran: vince Ahmadinejad tra le polemiche

Si è da poco concluso lo spoglio delle schede in Iran per l'elezione del nuovo presidente.
Sembra che a spuntarla ancora una volta sia stato Mohammded Ahmadinejad, con una percentuale di consensi di quasi il 65%. Lo sfidante, Moussavi, si è invece fermato al 32%. Ma questa elezione è stata definita truccata dallo sconfitto, in quanto, lui afferma, nei giorni scorsi a molti esponenti del suo partito, così come a molti suoi sostenitori, è stato impedito di votare. Spesso sono stati cacciati dai seggi oppure le loro schede non sono state conteggiate. Questo alimenta il sospetto di forti brogli elettorali. A niente è servita l'iniziativa, condotta proprio da Moussavi, di collocare in ogni seggio un suo delegato per vigilare sul voto. A suo parere, le violazioni delle schede sono continuate. Infatti il leader moderato era sicuro fino a ieri sera di aver vinto, diramando persino un comunicato ufficiale in cui si considerava nuovo presidente iraniano. In quel momento lo stesso faceva il presidente uscente dalla sua sede della campagna elettorale. Come già detto alla fine la spunta Ahmadinejad.
Brogli o non brogli, sicuramente ha pesato sul voto degli iraniani l'enorme peso della casta religiosa islamica, che è molto vicina al partito ultra conservatore e islamico di Ahmadinejad, e sicuramente ha promosso una vera campagna elettorale in suo favore.

venerdì 12 giugno 2009

Gheddafi a Roma e l'esaltazione del populismo

Come si sa, il leader libico Muammhar Gheddafi è in Italia per una visita di stato. Il suo arrivo ha scatenato molte polemiche: i senatori si rifiutano di riceverlo in Senato, gli studenti della Sapienza si oppongono ad un suo discorso nell'università e in piazza, di fronte a Palazzo Madama, si raccolgono firme per cancellare l'accordo firmato tra Berlusconi e Gheddafi stesso.
Insomma, la sua visita piace poco. Anche perchè il Colonnello ci mette del suo, presentandosi in areoporto con una foto che mostra la resistenza anticoloniale. Inoltre fa un discorso durante il suo colloquio con il presidente della Repubblica, Napolitano, che esalta il modello di governo libico: cioè il puro populismo. Lui e il popolo, nessun altro. Un capo supremo che sa ascoltare le esigenze del popolo e, senza l'ostacolo di partiti e parlamenti, subito sa esaudirle.
Ma se il modello è proprio Gheddafi allora c'è da preoccuparsi: egli non è altro che un dittatore, come molti altri nel mondo. Prese il potere 40 anni fa con un colpo di stato e da allora comanda in maniera assoluta. Spesso non ascolta affatto il suo popolo, anzi lo lascia morire di fame e gli nega molti diritti umani (il rimpatrio coatto dei clandestini in Libia ne è un esempio).
Quindi Gheddafi propone il modello libico all'Italia: un Berlusconi assoluto ci governerà dall'alto (anche se la sua statura è solo 1,5m) e saprà sicuramente esaudire le nostre richieste, tra cui le più pressanti: abolizione delle indagini contro di lui, santificazione della sua figura, legalizzazione della bigamia e successiva depenalizzazione dell'uxoricidio ( solo nel caso in cui la moglie critichi aspramente il marito sui giornali, dicendo che va con le diciottenni).
Se questo è ciò che ci aspetta bisogna avere molta fede nel futuro, e sperare che il presente duri il più possibile.

giovedì 11 giugno 2009

Di Pietro, i piccoli e l'imbroglio del referendum

Tra i tanti promotori del referendum del 21 e 22 giugno non c'è solo il comitato di Mario Segni, a cui però va riconosciuto un grande impegno in questo progetto, ma ci sono anche alcuni leader politici, come la Bonino e Di Pietro. Mentre la prima voterà probabilmente si, anche se con qualche riserva, il leader dell'IDV non ha espresso una posizione chiara al riguardo. Ci si chiede allora: ma se lui è presente nel comitato promotore del referendum perchè adesso non sa da che parte schierarsi?
Molto probabilmente la risposta è da ricercare nella formulazione del referendum. I tre quesiti posti molto probabilmente non corrispondono a quello che Di Pietro auspicava. Il leader dell'Ialia dei Valori avrebbe voluto un referendum pienamente abrogativo, in cui l'unica domanda rivolta agli italiani doveva vertere sull'eliminazione totale della legge. Invece ora si ritrova a fare i conti con due quesiti in particolare che giocano molto a sfavore del suo partito. Sono quelli che chiedono l'attribuzione del premio di maggioranza alla singola lista e non più alla coalizione, sia alla Camera sia al Senato. Il piccolo partito di Di Pietro non avrebbe i voti necessari per prendere questo premio, e quindi il referndum giocherebbe a suo sfavore, così come per gli altri piccoli partiti.
Non a caso in questo referendum tutti i "piccoli" voteranno no o si asterranno (il che è un comportamento molto subdolo), come ad esempio Lega Nord,UDC e i vari partiti di sinistra.
Ma allora perchè la Bonino probabilmente voterà si? Perchè il suo gruppo si trova all'interno del PD, che ha il 26,2% dei voti (secondo le europee). Quindi per loro è molto più facile abrogare questi punti presenti nel porcellum, in quanto sono sicuri, conservando lo stasus quo,di essere in parlamento e di ricevere una parte del premio di maggioranza. Ovviamente nello stesso partito ci sono alcune opinioni contrastanti.
Insomma, tranne i due grandi partiti, gli altri non vogliono averne niente a che fare, proprio per gli strani e inattesi quesiti posti. Occorre però ricordare che Mario Segni (promotore del referendum ndr) combatte per l'attuazione del bipartitismo in Italia, ed è normale che un referendum da lui proposto sulla riforma elettorale segua questo schema.

mercoledì 10 giugno 2009

Referendum 21-22 giugno: cosa si va a votare

Il 21 e 22 giugno si andrà a votare ancora una volta, dopo le Europee del 6-7 giugno.Questa volta si tratta però di un referendum, l'unico momento di partecipazione diretta alla democrazia da parte del popolo italiano. Infatti si ha sempre una democrazia indiretta, cioè compiuta attraverso dei rappresentanti, deputati e senatori.Si vota per la modifica della attuale legge elettorale, allegramente definita porcellum.I quesiti referendari sono tre e sono separati l'uno dall'altro: significa che bisognerà votarli separatamente. Di questi il primo e il secondo esprimono lo stesso concetto, diversificato però per Camera e Senato della Repubblica. Infatti viene chiesto se si vuole ora consegnare il premio di maggioranza alla sola lista, non più alla coalizione, che si presenta alle elezioni. Questo implica che il partito che otterrà più voti rispetto agli altri avrà un numero di deputati e senatori tale da farlo governare.A questo punto occorre ricordare il pericolo che si profila all'orizzonte: cioè di avere un governo che non rappresenti la maggioranza del paese, ma solo una ristretta cerchia. Ancora una volta c'è la possibilità di rafforzare la casta partitocratica, che non avrà più bisogno del consenso popolare, ma solo del più alto numero di voti. Si cerca di dare, peraltro, una forte spinta verso il bipartitismo americano. E' giusto anche qui ricordare, tuttavia, che l'Italia non ha la stessa cultura politica e democratica americana: da noi è molto meno radicato il bilanciamento delle poteri (balance of powers) tipico di tutte le democrazie forti.Il terzo quesito invece chiede agli italiani di impedire ad uno stesso uomo politico di mettersi in lista in più circoscrizioni. L'importanza di questo ultimo referendum risiede nel fatto che, votando si, non saranno più eletti deputati o senatori indesiderati. E' infatti molto diffusa la pratica di farsi eleggere capolista in più circoscrizioni per poi abbandonarele e far entrare in Parlamento i non eletti, appena si concludono le elezioni.L'invito che rivolgo è quello di andare a votare, o per il si o per il no, ma non di astenersi. In questo modo si saboterebbe l'unico vero momento di democrazia in Italia da molti anni.

martedì 9 giugno 2009

Trivia Simspons: per cosa sta la "J" nel nome di Bart?

Ecco le soluzioni dell'ultima trivia dei Simpsons. La risposta giusta era "Jojo". Proprio così.
Il nome intero è in fatti Bart Jojo Simpsons, non Jay, nè Johnson.
Su 12 votanti solo in 3 hanno dato la risposta giusta ( 25%).
In molti hanno erroneamente detto che non c'era nessuna J nel nome di Bart, ma come detto non è così.
Alla prossima

Europee 2009: cosa cambia per l'Italia

Le elezioni si sono appena concluse e già si intravedono novità importanti all'orizzonte politico italiano. Il PDL non ha lo strapotere che aveva sbandierato in campagna elettorale ( Berlusconi parlava persino del 45% dei consensi ) poichè come gradimento si ferma al 35,2% ,in calo rispetto alle politiche 2008. Sempre a destra boom della Lega Nord, che prende il 10,4 %, probabilmente sottraendo voti allo stesso PDL. Il PD è in caduta libera e perde oltre il 7% passando dal 33,7% delle politiche al 26,2%. Questi voti vanno a vantaggio dell'IDV di Di Pietro che raddoppia i consensi dalle scorse elezioni politiche (allora fu il 4,4%) e delle varie liste di sinistra tra cui Sinistra e Libertà di Nicki Vendola, che prende il 3,1%, e il cartello di Rifondazione e comunisti italiani ,3,4%, che non superano però lo sbarramento. La lista Bonino-Panella prende un buon 2,4%, ma rimane anch'essa fuori dall'europarlamento. Fuori anche MPA di Lombardo (2,2%), Fiamma Tricolore e Forza Nuova.
Cosa dobbiamo aspettarci ora? Sicuramente uno spostamento dell'asse politico ancora più a favore di Bossi, che ha ora il consenso di 1 italiano su 10. E' probabile che adesso sia la Lega a dettare legge al PDL, in quanto senza il suo appoggio il governo non avrebbe più la maggioranza nè nel Paese nè in Parlamento. Quindi molte politiche del governo passeranno sotto l'occhio vigile dei leghisti.
Dall'altra parte invece, il progetto PD convince sempre di meno e di conseguenza prende sempre meno voti che passano quasi in toto all'IDV, che sembra la sola a fare una vera opposizione o comunque la sola a farne una convincente e/o coerente. Anche qui maggiore importanza ricopre ora Di Pietro, il quale, grazie al suo consenso in ascesa, può condizionare molto le politiche del PD. Di conseguenza o si arriverà tra i due soggetti elettorali ad una convergenza o ad una frattura insanabile che probabilmente avvantaggerebbe molto il PDL. Una cosa è sicura: gli italiani non vogliono il bipartitismo, come evidenziato anche dai consensi dalle liste minori ( partiti di sinistra, lista Bonino-Panella, MPA-La Destra).

domenica 7 giugno 2009

Morfina: quando la dipendenza non era un problema

Durante la guerra di secessione americana, moltissimi soldati riportavano ferite gravissime. Curarle appropriatamente era di fatto impossibile. Spesso l'unica cura era l'amputazione dell'arto interessato, ammesso che la ferita riguardasse l'arto, altrimenti si era già spacciati. L'unica medicina utilizzata un po' ovunque, durante la guerra tra suddisti e nordisti, era la morfina. Questa potentissima droga era usata per sedare i soldati in preda al dolore e per alleviare le sofferenze di chi invece stava per morire.
Durante il conflitto si ricorse sempre di più a questa soluzione fino a quando non si sviluppò nei pazienti un senso di dipendenza. La morfina diventò così un problema per gli stessi soldati.
In molti, non potendola più consumare, si suicidavano. Si cominciò in questo periodo a studiare i danni collaterali delle droghe, studio che si sarebbe protratto per tutto il Novecento.
I cambiamenti di umore, il ricorso all'alcolismo, l'insonnia e la paronia erano sintomi molto frequenti in questi uomini, e la patologia collegata fu detta "malattia del soldato".

L'editoriale speciale: le foto di villa Certosa, scelta di responsabilità, non di gossip

Questo è uno speciale che affronta un tema abbastanza controverso. La moralità della politica.
A mio parere il modo migliore per parlarne è prendere spunto dall'esempio vivente, Berlusconi.
Non voglio scrivere lunghi articoli, non ce n'è bisogno. Ecco le foto di quello che è accaduto a villa Certosa.
A buon intenditor poche parole, e in questo caso anche alcune immagini.

venerdì 5 giugno 2009

Bella ciao: emblema del patriottismo italiano

La resistenza italiana fu dura, durissima. Moltissimi patigiani morirono, trucidati dai tedeschi. Molti altri furono deportati nei campi di sterminio. La storia da questo punto di vista la conosciamo tutti, almeno si spera. Quello che in molti non sanno era il modo con cui questi partigiani andavano avanti, da dove derivava la loro forza di vivere, tra bombe e massacri continui. Era normale che combattevano per la patria, ma questo spesso non era sufficiente. Tra i tanti espedienti c'era quello di cantare , in particolare una canzone, ora abbastanza famosa. Si tratta di "Bella ciao", cantata anche a Milva e De Gregori. La versione più diffusa è questa: « Una mattina mi son svegliato, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! Una mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor. O partigiano, portami via, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! O partigiano, portami via, ché mi sento di morir. E se io muoio da partigiano, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! E se io muoio da partigiano, tu mi devi seppellir. E seppellire (Mi porterai) lassù in (sulla) montagna, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! E seppellire (Mi porterai) lassù in (sulla) montagna sotto l'ombra di un bel fior. E (Tutte) le genti che passeranno o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! E (Tutte) le genti che passeranno Mi diranno «Che bel fior!» «È questo il fiore del partigiano», o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! «È questo il fiore del partigiano morto per la libertà!» » Chiunque deride questa canzone, considerandola faziosa e di parte, è uno stolto che rinnega le sue radici. Se suo padre o suo nonno sono stati partigiani, disonorerà anche loro, perchè sicuramente l'avranno cantata.

mercoledì 3 giugno 2009

La recensione: "Il bar sotto il mare"

Questo è veramente un libro che consiglio a tutti. Spassosissimo, divertente, umoristico, ironico : c'è proprio di tutto. E' tra i migliori libri umoristici editi da autori italiani. Per questo Stefano Benni si dimostra un genio puro della comicità.
Il volume è articolato in più racconti: alcuni con stili più aulici, altri più bassi e popolani, altri fanno satira sui nostri modi di essere, altri sono puro divertimento.
E' veramente un toccasana nei momenti di tristezza e malinconia. Troverete infatti irresistibili le storie del paesino immaginario di Sompazzo, la disfida di salsiccia, il Natale del grande cuoco Oralphe e tante altre.
Questo libro ha il merito di aver avvicinato bambini anche piccoli ai libri, perchè iniziare con libri divertenti è più facile che con i "mattoni" di decine e decine di pagine.
Le storie di Stefano Benni sono brevi, incisive e producono una comicità graffiante. Spesso riflettono sulla stupidità di molte esistenze umane, altre volte prendono in giro attività ritenute autorevoli.
Insomma c'è proprio tutto per una lettura gustosa e divertente.
Lo sconsiglio a chi ride facilmente: potrebbe morire per il troppo ridere.

martedì 2 giugno 2009

La storia in un paragrafo:la fine di Napoleone III e l'ascesa d Guglielmo I

Napoleone III aveva fatto grandi cose in Francia, negli anni 60 del 1800. La repubblica si trasformò nuovamente in uno stato accentrato e autorevole. Così l'imperatore risistemò i conti pubblici, risollevò e rafforzò l'economia. Sotto il suo regno ci fu uno svilppo mai visto prima. La cultura e le arti si diffondevano. Proprio ammirando l'opulenza di Parigi, il maggiore centro culturale dell'epoca, fu coniato l'appellativo bélle èpoque, simbolo tutt'oggi di sviluppo e progresso.
Ma al di là del Reno una terribile minaccia si opponeva alla potenza della Francia. Infatti la Confederazione tedesca si era raccolta attorno alla figura di un grosso esponente della nobiltà terriera prussiana, Guglielmo I. Agli occhi di Napoleone III, la possibile unificazione della Prussia e della Confederazione tedesca avrebbe oscurato la Francia, portandola, forse, anche alla distruzione.
La Francia dichiarò così guerra alla Prussia per sconguirare il pericolo, ma le sue armate furono sconfitte a Sedan, nel 1870. Fu la fine di Napoleone, e la nascita di una nuova repubblica.
Guglielmo di Prussia diventò invece imperatore di Germania: il nuovo, immenso impero, che comprendeva i principati tedeschi e la Prussia stessa, diventò lo stato più potente d'Europa. Fu chiamato Reich e a capo vi fu capo Guglielmo, ora chiamato Kaiser. Egli deteneva il supremo controllo militare e supervisionava la politica estera. Invece per le vicende interne al Reich fu eletto un cancelliere, Otto von Bismarck.

Simpsons Trivia: Quale birra si beve a Shelbyville?

La risposta esatta alla TRIVIA SIMPSONS era Fudd. Solo 6 votanti su 20 sapevano che è proprio questo il nome della birra che si beve a Shelbyville. Questa marca è apprsa nell'episodio in cui alcuni Springfieldiani, capeggiati da Bart a Homer, si dirigono a Shelbyville per riprendere un albero di limoni trafugato alcuni giorni prima. In una sosta ad una stazione di servizio era ben visibile come gli Shelbyvilliani bevessero la birra Fudd. Riflettendoci non è altroche il contrario di Duff, con una f in meno e una d in più.
Alla prossima.

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