Berlusconi ha recentemente attaccato Repubblica, rea, a suo dire, di aver cominato una serie di domande indecenti. Ma, da chè mondo è mondo, fare domande non è mai stato un reato. Non la pensa così il premier, che ha a quel punto deciso di intentare una causa civile.
Berlusconi si difende chiamando in causa il patron di Repubblica, Carlo De Benedetti, accusandolo di essere, così come il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale, un comunista golpista, e di aver quindi trasformato il suo giornale in un vero e proprio organo di partito.
Ma a ben vedere, Berlusconi detiene e utilizza come organi di partito le sue tre reti personali, i suoi giornali e in special modo Libero, ora alla direzione di Maurizio Belpietro, e il Giornale, nelle mani dell'ottimo Feltri. Su questa carta stampata le notizie vere sono sempre diluite con estemismo e con informazioni su strani orientamenti sessuali degli interessati, che spesso neanche loro immaginavano.
La Repubblica grida allo scandalo, anche perchè viene attaccata gratuitamente dal Corriere della Sera, in un modo talmente stano e sospetto che in molti si sono ben guardati dal trattare. Insomma il motto è : non ho visto niente e non dico niente . Il giornale di Scalfari quindi si vorrebbe chiamare fuori dalla mischia, ma lo stesso direttore, offrendo un argomentezione d'oro ai berlusconiani, si intromette nelle primarie del Pd appoggiando una mozione, in suo onore definita lodo Scalfari, che vorrebbe eliminare il ballottaggio, nel caso in cui nessuno dei candidati raggiunga il 50% dei voti, suscitando le ire di Ignazio Marino che afferma :"Non si possono cambiare le regole a gara iniziata". Insomma il parapiglia non vede la fine: in tutto ciò nessun europeo o americano riconoscerebbe un minimo di informazione vera, autentica e fuori dalle parti. Ecco perchè l'unico vero giornale indipendente italiano, "Il fatto quotidiano" di Marco Travaglio, non viene citato in nessuna trasmisione: perchè non appartiene, ancora, ad ideologie di sorta. Scrivo "ancora" perchè la storia è volubile e imprevedibile, sempre.
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