Con il 50% dei voti, abbondandemente superati, Pierluigi Bersani è il nuovo segretario del Pd; sconfitti Dario Franceschini e Ignazio Marino.
Ma quali vantaggi coglierà il Pd con questa elezione? Praticamente nulla; la segreteria del partito non sembra altro che una eterna staffetta in cui ognuno parte, prende e lascia. Quale è stata allora la praticità di questa elezione? Di fatto nessuna, perchè ognuno dei candidati, per un motivo o per l'altro, avrebbe potuto fare ben poco se fosse stato eletto. Franceschini è un leader troppo timido e rinunciatario, quasi sulla stessa linea di Veltroni, che soppesa fino all'inverosimile ogni suo possibile commento. Marino invece è stato la sorpresa del congresso, ma alle sue buone idee non è corrisposto il sostegno del suo partito; troppe posizioni ambigue e giudizi contrastanti sulla sua figura. E Bersani? Con il nuovo leader del Pd si avrebbe pragmatismo ma si potrebbe teoricamente tornare indietro, talmente indietro da rivedere i tempi del Pc, di cui Bersani è un fedele della prima ora. Ma questo allora significherebbe un passo indietro anche dal punto di vista delle idee e delle proposte? Probabilmente si, ma chissà, fino a quello momento ci potrebbero essere state nuove primarie...
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