
(Ecco alcuni dei principali filosofi rappresentiti sul libro “I simpson e la Filosofia” edito da ISBN edizioni.
In basso (da sinistra) : Immanuel Kant, Karl Marx, Roland Barthes, Michel Foucault
In alto (da sinistra) : Socrate, Ludwing Wittgenstein, Jean-Paul Sartre, Friedrich Nietzsche)
Oggi, guardandoci intorno, vediamo giornalisti sostanzialmente legati a doppio filo con la politica: Belpietro, Feltri, Sansonetti, un pochino Ezio Mauro... Insomma, il giornalismo è la politica e la politica è il giornalismo. Ma è sempre stato così? La risposta è ovviamente no. Anzi i giornalisti erano accusati (e tranne in Italia, sono ancora accusati) di essere troppo liberi e per questo troppo critici nei confronti del potere politico. Nello Stivale invece tutto va al contrario e per questo sembrano lontanissimi i tempi in cui i giornalisti erano persino filosofi e, grazie al loro pensiero libero, rendevano liberi anche i lettori. All'epoca l'appartenza politica non era un problema poichè non esistevano democrazie e solo allora sorgevano le idee di Stato più vicine a noi: vedevano la luce le tesi sulle democrazie liberali, rappresentative, sulle autarchie, sulle forme di autogoverno, ecc.... I filosofi si impegnavano perciò nel formare una mente critica tale da puntare a quelle forme di Stato, anche con la rivoluzione violenta. Non a caso, all'epoca, la direzione dei giornali era affidata a personalità quali Marx ed Hegel, che ci appaiono lontane anni-luce. Eppure sul loro esempio si sono formati i giornali moderni. Pensare cosa saranno i giornali che si ispirano a Feltri e Belpietro... ai posteri l'ardua sentenza (Alessandro Manzoni, Il Cinque Maggio).
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