Alcuni giorni fa la Ministra Gelmini, trionfante, affermava che la sua riforma scolastica ha già riportatato un enorme risultato: infatti grazie al maestro prevalente (ma non era unico?!) il tempo pieno non solo è diminuito ma è persino aumentato. Inoltre è stato garantito a tutti i supplenti annuali (cioè i precari annuali) un anno di paga, come se lavorassero.
A vedere così la situazione sembrerebbe che la riforma abbia effettivamente portato a dei progressi, ma è veramente così?
Esaminiamo il primo punto, e cioè l'aumento del tempo pieno: questo è effettivamente aumentato, ma per merito dei genitori che lo hanno richiesto per i loro figli. La riforma in sè per sè ne avrebbe dovuto prevedere l'abbattimento, ma invece, sull'onda delle grandi proteste dello scorso anno, fu deciso di gestire l'utilizzo del tempo pieno a discrezione delle singole scuole, in base alla domanda dei genitori, con l'effetto di una grande richiesta di questo piano formativo, per la paura che la ministra si rimangiasse nuovamente la parola. Ma il guaio vero è stato fatto da un altro punto di vista: il maestro unico (unico, poichè non si parla di maestro prevalente nei fogli della riforma) non riuscirà da solo a gestire la classe e insegnare allo stesso tempo, con il risultato di diventare più che altro un baby-sitter, attento a far in modo che i bambini non si facciano male.
Il secondo punto invece riguarda la paga per i supplenti annuali: ebbene questa non è altro che il sussidio di disoccupazione che per legge deve essere dato ai supplento annuali, quindi niente di nuovo sotto il sole. Il fatto nuovo è che questo sussidio sarà esteso ad una quantità impressionante di precari, in quanto le chiamate mancate ai suddetti supplenti (e cioè i licenzamenti) sono stati 20.000. Un numero enorme che mai si era registato prima e che è dovuto alla quantità immane di cattedre tagliate per i supplenti annuali, vicino a quasi l'83%.
Il tempo pieno aumenta, quindi, ma per gli insegnanti e a casa.
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