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La Redazione







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lunedì 4 aprile 2011

L'editoriale: l'inutilità della storia

Rimpatrio: una parola strana, inusuale. Un termine elegante per indicare una situazione particolare: quella di non sentirsi accettati. In un certo senso fa parte del mondo perbenista nel quale ci troviamo, che maschera le parole e i termini e fa apparire, secondo occulti giochi di specchi, situazioni che non esistono. Come l'ondata di migrazione clandestina che arriva dal Nord Africa. Possiamo considerare noi gente, che scappa da paesi in fiamme, clandestini che attentano alla nostra vita? A ben vedere la maggior parte di queste persone sono laureate, medici, infermieri, ingegneri, architetti: un insieme di persone che hanno avuto le più infinite opportunità di accostarsi al crimine per sopravvivere, nei loro paesi sotto dittatura, e invece hanno scelto di proseguire nel campo della cultura e della ricerca. Finalmente dopo anni di oppression respirano aria nuova: un vento di libertà che si leva dalla gioventù dell'Africa Settentrionale e del Medio Oriente e che vuole pace e diritti. Ma l'illusione dura poco: dopo dittature decennali, i loro paesi oggi sono nuovamente retti da dittature militari, che fanno generici proclami di libertà. Nella sostanza, non è cambiato niente: sono passati da un tiranno ad un altro. C'è sempre oppressione, ma soprattutto c'è sempre fame. Decidono allora di emigrare all'estero sperando di ritrovare il suono di quella parola perso per troppo tempo: libertà. E poi arrivano in Italia: vengono ammassati su un isola, non vengono nè sfamati nè dissetati, vivono all'aperto come il più indesiderato degli ospiti, per non dire il peggiore dei nemici. E pensare che loro vorrebbero solo ricongiungersi ai loro familiari in Francia e Germania. Invece si ritrovano a morire su uno scoglio in mezzo al mare o in una tendopoli allestita per l'occasione. I ministri, a caccia perenne di voti, cavalcano l'onda: sono dei pregiudicati nei loro paesi, Al Quaeda invia delle spie tramite questi viaggi...ma soprattutto vi ruberanno il lavoro!! Questo basta agli italiani, poveri e alle strette, per trovare il nemico anche in povera gente come loro (anzi più povera) e tentare di distruggerlo o annichilirlo. Con quegli stessi sentimenti che accesero il razzismo, e tutti sanno come andò a finire nel '900. La storia non ci ha insegnato niente, o meglio, noi non abbiamo voluto imparare.

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